mercoledì 20 aprile 2016

Ulteriori riflessioni sulla conferenza di Castoldi

Molto interessante per me scoprire il coinvolgimento di chi ascoltava e la validità della lettura dei vari supporti cartacei che comparivano man mano. La mia mente si è molto soffermata sul significato che si dà al termine COMPETENZA. Alla fine si comprende che essa non è altro (e non è poco) che la capacità di affrontare più compiti e problemi (ma, a volte, ne basta anche uno solo). L'importante è utilizzare (o meglio imparare ad utilizzare) le proprie risorse e considerare quelle esterne come arricchimento delle proprie. Apprendere dentro e fuori la scuola. Sono d'accordo nell'affermazione che, troppo spesso, la scuola organizza solamente i contenuti mentre la vita ti organizza i problemi che possono essere condivisi socialmente in situazioni reali e non artefatte. E di problemi i nostri allievi ne troveranno tanti. E se noi facciamo capire loro che possono mettere in moto le loro capacità per poterli affrontare a testa alta....eh ...ebbene ...un po' del nostro dovere di insegnanti lo abbiamo sicuramente fatto!

5 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. La seconda video lezione di Castoldi mi è sembrata molto interessante per l'apprendimento (questa volta non per gli allievi soltanto, ma anche per noi insegnanti). Lo studioso Baldacci ha fatto una classificazione per la progettazione: a struttura MOLECOLARE (di tipo analitico e parcellizzato) e a struttura MOLARE (di tipo più globale).Nella lezione sono stati illustrate tre tipologie progettuali: 1)Unita didattiche 2)Moduli didattici 3)Progetti didattici (con una prospettiva pluridisciplinare). Utili sono gli esempi riportati per uno sviluppo delle competenze con l'elaborazione di progetti didattici orientati a questo fine. Ho compreso che, nel percorso didattico, importante e fondamentale e l'Analisi della competenza che comprende sia conoscenze che abilità, ma anche processi cognitivi con una dimensione extracognitiva in cui tener presente il voler agire e il poter agire. Altrettanto importante è presentare SITUAZIONI PROBLEMA con compiti su una realtà contestualizzata che viene problematizzata (es: inscenare un dialogo, scrivere una lettera in lingua straniera, produzione di un testo letterario). Ho anche compreso che è necessario che ci sia sempre una logica didattica entro cui costruire il percorso con le seguenti tappe: 1)Condivisione di senso 2)Allenamento con le attività volte allo sviluppo delle conoscenze e dei processi cognitivi 3)Integrazione ossia integrare i diversi processi messi in atto, proprio come una partita di calcio che, dopo l'allenamento individuale, diventa un gioco di squadra dove tutti hanno un ruolo specifico, ma concorrono insieme per il successo finale. Questo esempio mi è tanto piaciuto ed ho voluto riportalo qui con parole mie che sono anche le mie convinzioni. Alla fine, però, ho compreso che molte di queste cose che ci sembrano così difficili ed ostiche da comprendere sono già nel nostro vissuto di docenti, le abbiamo già sperimentate e, spesso, messe in atto. Si tratta solo di usare una nuova formula per "una nuova partita". E che vincano non i migliori, ma proprio tutti questa volta!!!

    RispondiElimina
  3. Grazie mille per il feedback, attendiamo qualche altro intervento per individuare i punti di maggiore interesse per il nostro fare scuola nel quotidiano

    RispondiElimina
  4. La didattica del problem solving penso sia sempre quella vincente. Rende protagonista l'allievo e crea quel ponte necessario tra le conoscenze e la realtà che porta inevitabilmente a compiere scelte!


    RispondiElimina
  5. Proporrei una progettazione moleco-molare per citare Baldacci in cui il metodo di studio analitico possa coniugarsi con quello olistico mirato all'acquisizione di una fora mentis vincentenello studio e nella vita quotidiana e professionale.

    RispondiElimina