Restituzione esiti: a voi la parola!!!!
martedì 7 giugno 2016
domenica 5 giugno 2016
APPRENDIMENTO
La scuola può, come afferma Jerome Bruner, coltivare
le energie naturali che stimolano l’apprendimento spontaneo o “volontà di
apprendere”, quelle che non dipendono da una ricompensa esterna,
ma derivano da una sorgente intrinseca alla persona, essendo inerente
al felice compimento dell’attività:
- la curiosità (fare domande e provare
piacere nel sapere);
- il desiderio di competenza, ovvero lo stimolo ad
affrontare e risolvere problemi, così che la competenza diventa a sua
volta un fattore di motivazione prima ancora di divenire una capacità
conseguita;
- l’aspirazione ad emulare un modello proposto dagli insegnanti
intesi in quanto équipe, che non consiste necessariamente nell’imitare il
maestro, quanto nel fatto che egli divenga parte integrante del dialogo
interno dello studente, una persona, cioè, di cui egli desidera il
rispetto, di cui vuole far sue le qualità;
- l’impegno consapevole ad inserirsi nel
tessuto della reciprocità sociale, che rappresenta il desiderio intrinseco nella
natura umana di rispondere agli altri e cooperare con essi in vista di un
obiettivo comune: vi è nel legame sociale una spinta intrinseca ad
apprendere, ed è non già un’imitazione, quanto una dinamica in cui si
apprende reciprocamente.
La volontà di apprendere è un motivo
intrinseco, che trova la sua sorgente e la sua ricompensa nell’esercizio di sé.
Essa diventa un problema soltanto in determinate circostanze: come quelle di
una scuola in cui si impone un programma, gli studenti sono privati di ogni
iniziativa, la linea da seguire è rigidamente fissata. Quindi non vi è un
problema di apprendimento in sé, quanto di un metodo di insegnamento che impone
compiti che non riescono a far leva sulle energie naturali dell’apprendimento
proprie dell’allievo.
martedì 31 maggio 2016
La Conoscenza....
"E cammin facendo, ho acquisito la convinzione che la nostra educazione, per quanto dia strumenti per vivere in società (leggere, scrivere, far di conto), per quanto dia gli elementi (sfortunatamente separati) di una cultura generale (scienze della natura, scienze umane, letteratura, arti), per quanto si dedichi a preparare o a fornire un’educazione professionale, soffre di una carenza enorme per quanto concerne un bisogno primario del vivere: ingannarsi e cadere nell’illusione il meno possibile, riconoscere fonti e cause dei nostri errori e delle nostre illusioni, cercare in ogni occasione la conoscenza più pertinente possibile. Da qui una primaria ed essenziale necessità: insegnare a conoscere la conoscenza, che è sempre traduzione e ricostruzione.....
L’errore e l’illusione dipendono dalla natura stessa della nostra conoscenza, e vivere è affrontare continuamente il rischio di errore e di illusione nella scelta di una decisione, di un’amicizia, di un habitat, di un coniuge, di un mestiere, di una terapia, di un candidato alle elezioni, eccetera. Il pensiero complesso insegna a essere coscienti che ogni decisione e ogni scelta costituiscono una scommessa. " (da Edgar Morin, «Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione»)
lunedì 30 maggio 2016
Vantaggi dell’uso delle rubriche
INSEGNANTI:
Le rubriche rappresentano uno potente
mezzo, in mano dell’insegnante e degli allievi, per definire la qualità degli
apprendimenti, rendendo trasparenti le attese degli insegnanti relativamente al
compito da svolgere e alla padronanza da possedere. Abilità e conoscenze
monitorate dalle rubriche finiscono per essere apprese poiché considerate veramente
importanti dagli studenti per la loro esperienza di vita.
Come riportato da Goodrich, ad alcuni
studenti non piacciono le rubriche, poiché affermano che “se commetti qualche
errore o non fai le cose come andrebbero fatte perché non ne hai voglia,
l’insegnante può dimostrarti che tu conoscevi in anticipo cosa eri tenuto a
realizzare”.
STUDENTI
Le rubriche aiutano gli studenti a
divenire più profondi nel giudicare la qualità dei propri lavori e quella degli
altri (autovalutazione
e metacognizione). Quando le rubriche sono usate per
condurre la propria valutazione e quella dei compagni, gli studenti diventano
sempre più capaci di individuare e risolvere problemi che si presentano nel
loro lavoro e in quello degli altri.
Inoltre, ripetendo molte volte la pratica
attraverso la valutazione dei pari, e specialmente con l’autovalutazione,
migliorano il senso di responsabilità verso i propri lavori e riducono le
domande del tipo “ho finito?” rivolte all’insegnante.
GENITORI
Dall’uso della rubrica i genitori
conoscono esattamente cosa i propri figli debbano fare per avere successo. La
rubrica infatti diviene un interessante strumento di comunicazione
insegnante(scuola)- genitori (famiglia), poiché quando è mostrata tra
insegnanti-genitori-studenti, comunica in un modo concreto e osservabile le
condizioni che per la scuola hanno maggior valore.
È in grado di chiarire la vision di fondo,
quella a cui si tende, all’interno della scuola, e comunicarla agli studenti e
ai genitori.
Il Piano dell’Offerta Formativa inoltre,
potrebbe essere un ulteriore strumento nel quale trovano posto le rubriche che
esplicano le scelte curricolari afferenti alla visione educativa della scuola.
RUBRICHE E PADRONANZA DELLA COMPETENZA
Il solo modo
con il quale possiamo giudicare propriamente dove siamo, è legato a dove vogliamo
essere (Wiggins G., 1998).
Questa
introduzione di uno degli autori più
compromessi nella fondazione della valutazione di tipo autentico, riassume
anche la finalità dell’uso degli oggetti denominati “rubriche”: esse mirano ad
educare e migliorare le prestazioni degli studenti, divenendo altresì una guida nell’essenzialità dei saperi disciplinari. Tendono
quindi a superare l’idea di una verifica meramente di controllo sulle attività
svolte e sulle conoscenze.
Due pilastri sui quali le rubriche si
fondano sono il compito autentico (authentic task) e l’amichevole feedback sul
compito. Attraverso di essi – incastonati nelle rubriche – la valutazione autentica si presenta come una vera valutazione
attraverso i compiti “veri” che permettono all’insegnante di capire se gli
studenti possono consapevolmente usare ciò che hanno appreso, in situazioni
diverse, nuove o sempre più vicine, approssimativamente, a quelle della vita
(Wiggins, 1998).
L’uso della
competenza in situazione, richiedendo l’insieme di abilità e di conoscenze
sulle quali si basa l’azione, permette di evidenziare il livello di padronanza di ogni studente, definita anche
dall’ambiente, dal contesto o dalla natura stessa del compito.
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